Simbologia amorale dello studente universitario

Dall’indebita posizione occupata in quest’aula, in realtà dovuta a chi ha levatura e preparazione ben superiore alla mia, ho una visione ottimale delle personalità che mi si parano di fronte.
Da circa un quarto d’ora libro, quaderni e penne sono divenuti oggetti d’arredamento. L’arrivo di un nutrito gruppo di studenti alla ricerca di un ambiente confortevole in cui trascorrere il lasso di tempo che separa una lezione dall’altra ha fatto si che nascesse uno sgradevole sottofondo, molesto all’orecchio perchè causa di confusione alla testa.
La proporzione numerica nettamente favorevole a soggetti di sesso maschile lascia nello sconforto.I due personaggi a me più prossimi fanno uso di un numero spropositato di lettere greche accompagnate dall’abuso di numeri romani. L’ebbrezza che si legge sui loro volti da un’immagine piuttosto precisa delle condizioni a cui può portare uno studio eccessivo e forzato.

In fondo sulla destra un ragazza muove rapidamente le labbra mimando parole non dette e rigira attorno al dito con cura maniacale una

stremata ciocca di capelli. Non riesco a capire se il foulard rosso che le copre il collo sia adibito alla protezione dello stesso o se figuri come un vezzo estetico che risalta nel grigiore circostante.
Il senso di isolamento che da essa traspare rappresenta il sacrificio volontario che si fa all’alienazione in cambio di un buon voto.I computer portatili sono ampiamente diffusi. Totem a cui gli studenti dedicano le loro più feticistiche attenzioni rasentando l’idolotria pagana. La faccia rivolta al novello vitello d’oro viene trasfigurata da un ebetato sorriso di compiacimento teso a dimostrare la superiorità del lavoro compiuto con la più moderna tecnologia.

Un paio di soggetti sono letteralmente genuflessi sui libri che hanno davanti. E’ probabile che la vicinanza della scatola cranica al testo faciliti l’apprendimento. Uno di loro scrive nervosamente su un blocco d’appunti alla sua destra senza mai guardarlo direttamente, è facilmente intuibile la qualità della grafia prodotta.
La meccanizzazione di certi atteggiamenti rafforza l’idea che alcune abitudini possono svilire la dignità umana.

Nella zona più vicina alla porta un assembramento di giovani menti ride in maniera sguaiata delle esperienze passate a lezione. Più che mettere in ridicolo i docenti tendono ad evidenziare come questi possano efficacemente e goliardicamente prendere di mira i loro compagni. Ne esce palese il rispetto condizionato per i capibranco che hanno la facoltà di decidere della vita dei loro sottoposti (almeno di quella universitaria).

Il mio persistente osservare ha indispettito gli astanti, in particolar modo la giovane esemplare col foulard rosso.
E’ improvvisamente arrivata per me l’ora di andar via.

19 risposte a “Simbologia amorale dello studente universitario

  1. Certo che una domanda te la devo porre.. insegni?L\’università si che è un bel bestiario.. pensa che io mi ritrovo in questi giorni a seguire lezioni di algebra lineare con gente con 4 anni in meno di me.. ci sarebbe stato troppo bene un inglese "I\’m stuck with".. rende troppo di più l\’idea.

  2. Al contrario, Angelo, sono ancora studente.L\’espressione che hai usato rende davvero l\’idea… Praticamente spacciato. 😉

  3. Eluderendo il messaggio dell\’autore, credo che questo intenda rappresentare il mondo universitario strambo e squilibrato come in effetti è: lo sforzo maniacale per l\’acclamazione trinfante del raziocinio.
    In quanto al rumore, si associa bene a quello del Pandemonio. Anche la descrizione, quasi.

  4. Questo post mi ha fatto ricordare quel breve periodo in cui anche io sono  studentessa universitaria. A Ferrara. Partivo da casa mia su Via Bologna, in bici, per arrvare a quella della mia amica nella centralissima e chicchissima Via Mazzini. Avevo la tipica "graziella" e la mia amica saliva dietro. Poverina quanto dolore pativa passando sui ciottoli di Corso Ercole I d\’Este. Frequentavo giurisprudenza, ma io e la mia amica c\’entravamo poco con quei fighettini dei ferraresi. Avevamo il nostro gruppo pugliese e chiassoso ad attenderci ogni mattina. Era come essere a casa anche ad 800km. Nell\’aula sempre i soliti pendolari secchioni e occhialuti che ripassavano la lezione del giorno prima e si scambiavano appunti. C\’era anche qualcuno che dormiva. E chi alle 8 del mattino faceva colazione con i mandarini. Quanto odiavo quell\’odore. Da me eravamo "misti" ma ovvio che noi ragazze eravamo sempre quelle che "animavano" la lezione con domande e varie richieste di appunti e dispense. Da me solo codici e libri. E tanti, tanti registratori…Che la sera "sbobbinavamo" per capire meglio la lezione. Quanti ricordi.
    Non sò perchè ho scritto tutte queste cose. Solo che il tuo racconto mi sembra così grigio. Che ho voluto dare un tocco di colore con il mio.
    Però quel rosso….Oh! Che tu sia stato rapito dalla bellezza della giovane esemplare??? 😀

  5. Negli ultimi 2 anni la sensazione predominante all\’università è stata di pesce fuor d\’acqua. Ma con nessun senso di superioità, assolutamente. Invidiavo un pò quei gruppi formati che ridevano,scherzavano,studiavano insieme, si vedevano a lezione.
    Io , a parte il 1 anno, son sempre stata un pò distaccata, forse mi riconosco un pò nella tipa col foulard rosso.
    Tutto ciò naturalmente no fa che accentuare il grigiore di cui parlava Flavietta.
    Università: croce e delizia.
    Cmq i di tipi strano ce ne sono! Chissà quanti avranno pensato ciò di me 🙂

  6. frequento la facoltà di filosofia, e sono una matricola.
    da un paio di giorni.
     
    Non sono una persona che fa amicizia facilmente, preferisco starmene in silenzio dato che è quello che mi riesce meglio. Spesso i miei tentativi di fare conoscenza o di mostrarmi espansiva fallisconi miserrimamente. Per cui.
    Se devo dirla tutta non mi piace quello che ho visto, per ora. Escludendo la maggior parte delle persone che non parlano perchè ancora non si conoscono, e che sono probabilmente come me, quelle più, come dire, aperte mi danno ai nervi. Dicono di aver preso filosofia per il confronto, perchè hanno una loro teoria precisa e da affermare, perchè hanno già le idee chiare e la maggior parte si dice atea, politicamente schierata. La gente usa grandi parole per discorsi spiccioli. Quando la verità è che invece non sappiamo un bel niente.

  7. Il Pandemonio universitario è piuttosto interessante, Edo, ma in quanto pandemonio è piuttosto complicato descriverlo soprattutto se chi ci prova non ne è capace.Rapito dalla bellezza del foulard rosso, Flavietta? Non credo, di certo m\’ha colpito la faccia tesa allo studio, non sono mai stato così (purtroppo).David, non vale la pena rovinarsi le mane così.Ma alla fin fine io non li vedo strani questi tipi, Marta. E\’ bello però osservare la varietà di approcci che si hanno con l\’università e lo studio.Che dirti, bibi, magari è ancora presto ma penso imparerai ad apprezzare l\’ambiente che ti gira attorno coi suoi abitanti. Poi è un pò come ovunque, ci sono persone che ti piaceranno e altre meno.Mauro, ma sono davvero così pesante…?

  8. @ David: solo illusione fotografica, in realtà ho una testa piccolissima.
    @ Rocco: sono un tuo affezionato lettore, e stavolta ho notato  troppi ghirigori ma non farmi essere il tuo maestro, non ne ho le doti.
     

  9. ahahahhahaa aaahahaha!!!!! bellissima la frase "la meccanizzazione di certi atteggiamenti rafforza l\’idea che alcune abitudini possono svilire la dignità umana". troppo forte

Scrivi una risposta a Flavia Cancella risposta