A voce alta

Per attirare l’attenzione dovrei urlare. Lasciare che tutti mi ascoltino, che lo vogliano o meno, mentre racconto dei fatti più privati. Bastano anche insulse banalità o le opinioni più disparate. A voce alta qualunque tema guadagna in visibilità, siano le portate del pasto serale che sistemi di equazione differenziale di ordine ennesimo atti a descrivere un sistema dinamico smorzato.

Dovrei riempire i miei dialoghi di volgarità gratuite. L’utilizzo di una certa fascia di termini innesca sempre nell’ascoltatore la miccia dell’interesse. Un linguaggio scurrile forzato, che lascia trasparire la capacità di parole senza sconcerie, nel peggiore dei casi attirerà sguardi imbarazzati. Condire la chiacchierata di parti anatomiche e secrezioni corporali può decisamente lasciare il segno.

Altro tema che riempirebbe la galleria in ogni ordine di posti è il sesso. Che venga trattato teneramente o in tutta brutalità, l’effetto è assicurato. Facce interessate si volteranno nella direzione del maniaco. Le reazioni seccate, pudiche o bavose avranno sempre una base di forte interesse. Se poi si parla dell’argomento con fare da maestro mentre si elencano le numerose conquiste, le loro pecche e i loro pregi, o le tecniche utilizzate per adescarle, l’attenzione salirà in maniera esponenziale. Metodo alternativo, ma non meno efficace, è trattare il sesso nel modo più esplicito possibile, senza lasciarsi incantare da qualunque forma di pudore. La descrizione della carnalità in tutta la sua crudezza, senza lesinare di nomenclatura e particolari, è un tabù di proporzioni apocalittiche e quindi del più fine intrattenimento. Le espressioni disgustate si alterneranno a volti impassibili (perché pubblicamente consci del mondo).

Metodo efficace è il porsi al di fuori del comune sentire, del pensiero consolidato e degli assiomi fondamentali. Sbandierare la propria contrarietà ad un fenomeno già ampiamente trattato nemmeno necessità argomentazioni solide a sostegno della propria tesi perché vi sia una sommossa popolare o un’attenzione secolare. Anche chi sdegnosamente si proclama disinteressato porgerà orecchio quando non visto. Lo stesso cinismo risulta utile, la narrazione distaccata di eventi dal forte impatto emozionale lambisce i timpani in maniera fragorosa.

Tuttavia, ciò che realmente aiuta il profeta nella sua crociata verso la popolarità è il dramma. Dare un alone emotivo al racconto, riuscire a sviscerare sentimenti da chi sta ad ascoltare è il vero asso nella manica di qualunque prestigiatore della parola con un minimo di esperienza. Una mimica esasperata e inopportuna lascia atterriti anche i meno suscettibili.  Il tono del racconto è fondamentale. Elevare un numero a potenza, tramutare l’acqua in vino, far resuscitare i morti e trasformare i graffi in amputazioni sono solo alcuni dei piccoli espedienti utili alla conquista della platea. Chi vuole intraprendere la strada del banditore dei propri pensieri, degli artifici della sua mente e del sentito dire deve essere pronto a far faticare muscoli e condotti lacrimali.

45 risposte a “A voce alta

  1. troppo vero quello che dici Rocco 😉 sesso, parolacce e storie drammatiche sono gli assi della manica del comunicatore di massa incapace di apportare un vero spunto di riflessione.
    sono agiti emotivi di sicuro effetto e se ci pensi sono gli argomenti usati già nella commedia e nella tragedia classica da Aristofane a Plauto, da Euripide ad Eschilo e Sofocle

    • Non ho una cultura sufficientemente ampia per richiamare con precisione la tragedia greca, ma ricordo un gran numero di romanzi, racconti e poemi dove vengono usati questi mezzi per attirare attenzione. Anche stavolta, non abbiamo inventato niente.

      • è proprio questa la tregedia dell’uomo contemporaneo, egli può inventare nuove tecnologie applicate e fare nuove scoperte scientifiche ma sul piano emotivamente umano può solo ricalcare le orme dei suoi avi, nel bene e nel male.
        noi siamo qui che scriviamo sui nostri blog, pensieri, esperienze, vicissitudini, ambizioni letterarie, ma di fatto è solo il mezo espressivo che è diverso, usiamo un video e uan tastiera, ci colleghiamo con parti remote del mondo illudendoci di essere più vicini.ma non diciamo nulla di nuovo, il nucleo del malessere, del moralismo standardizzato della presunta partecipazione e solidarietà apparente è quello di secoli e secoli fa.
        una tempo la storai veniva definita magistra vitae, oggi come oggi è
        palesamente un’affermazione solo teorica, la storai non ci ha insegnato niente, di fatto si stanno commenttendo gli stessi errori sia sul piano
        politico che sociale, è anceh per questo che gli argomenti che tu hai citato attechiscono sempre…sono un rifugio, claustrofobico, ma un rifugio.

  2. Non credi che chi ha un blog abbia il diritto di scrivere quel che gli pare, nel rispetto dell’altrui libertà? Io me lo chiedo spesso…me lo chiedo quando mi infastidisco a leggere certe cose. Poi penso che io scrivo di cose che potrebbero rientrare nella categoria “strappa una lacrima” o “cazzate quotidiane” o ancora ” memo di utilità pari a zero”, ma lo faccio perché il blog è lo spazio nel quale posso essere me stessa fino in fondo indipendentemente da chi mi legge e se mi commenta.
    Malumore oggi, Rocco?

    • Tutti posso scrivere e parlare di tutto. Sia un blog, una chiaccherata, una conferenza o quant’altro. Non me la voleveo prendere con nessuno, nè in particolare nè in generale, era una cosa che mi ronzava per la testa da un pò, quella dell’espressione ad effetto e ne ho scritto. E come sempre faccio, ho esagerato, scritto ad effetto appunto e drammatizzato. Come vedi non sono diverso da chi descrivo. Non ho ancora scritto di sesso perchè ho paura di non riuscire a trattarlo col dovuto rispetto. Non uso un numero sufficiente di volgarità perchè rischierei di apparire innaturale. E così via. Per il resto, nemmeno ci ho pensato fino a quando non me lo hai fatto notare.

  3. Trovo il tuo blog interessante, pieno di spunti. E’ un blog creato per quello e probabilmente sono anche le tue aspettative.
    Molti altri, invece, sfogano la loro repressione sul web creando “blasfemie” piene di parolaccie o quant’altro. Oppure ci sono quelli che hanno scambiato i blog per personalissimi diari di bordo e si lasciano trasportare dai loro pensieri scrivendoli direttamente alla mercè di noialtri lettori inconsapevoli di essere affacciati su finestre di perfetti sconosciuti.

    Ma merita un’ulteriore plauso la tua riflessone che posso condensare cosi:
    tira piu’ un pelo di f… che un carro di buoi.

    Ergo…

    • Ho iniziato il blog per divertimento e lo tengo proprio per quello. Sia nello scrivere i post che, quando sufficientemente interessante, nel leggere le reazioni.
      Non vado eccessivamente nel personale, non faccio “nomi e cognomi” per un’ascesso di pudore che mi porto dietro.
      Sul fatto del pelo che tira tanto, non c’è che dire. Magari un giorno o l’altro ci scrivo qualcosa.

  4. Rocchin! Vieni a parlare al Congresso del PD di Mesangeles, che ne so come rappresentante campano, vedi tu. Ma grida poco poco insieme a me, che la voce mia s’è finita. E c’è il tifo da stadio, degno dei migliori salotti Vespa(siani).

    • E’ sempre stato il mio sogno nel cassetto pormi sul pulpito della politica e cazziare una banda di politicanti. Vengo come rappresentante di me stesso, che tessere non ne tengo (no, aspè, forse quella che m’hanno fatto fare a tradimenti i parentevoli).

  5. di solito ottieni attenzione quando non la vuoi usi un tono di voce appropriato al luogo dove ti trovi magari basso tanto piu’ casino c’e’…e sei spontaneo dici cio’ che pensi in modo propositivo e magari ci metti un po’ di empatia verso chi ti ascolta apri i canali interiori e non importa cosa entra pace ma cosa fai uscire..il tuo meglio ,oppure taci per non fugare ogni dubbio sul tuo QI..mentre leggevo pensavo a certe riunioni aziendali tribune politiche incontri al bar( li’ almeno sei scusato dall’alcool…) mi e’ passato davanti agl’occhi un caldescopio di orrori da brivido!questo si e’un post del terrore altro che capucetto rosso !!

  6. Aaaaaaaaaahaaaaaaaaaaaah Yeeeeeeeeeeeeeeeeeeh Ahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh Haaaa…. Chiuuuuuuuuuuuuhùùùùùùùùùùùù Yuuuuuuuuuuuuuuuuhuuuuuuuuuuuuu
    Chiuuuuuuuu…

    Non sembra The Wolf di Eddie Vedder? Almeno lui sembrava gridasse nel nulla urbano…

  7. Esimio Rocco,
    il sesso “tira”, soprattutto sul web, una vera e propria “piccola Svizzera” a paranoie zero, quanto tiri lo si evince non tanto dalle urlate quanto dalle colate di melassa. In tanti anni di rete ho visto cambiare molte cose ma alcune sono rimaste tali e quali, ad esempio il fatto che ad un nick femminile tendenzialmente si perdonino anche le cazzate da Guinness, la tecnologia ha riportato in auge la galanteria ottocentesca

    Della galassia sesso gli esseri umani conoscono circa il 3/4%, lo stesso Sigmund non ci ha capito niente, questo sguinzaglia una creatività pittorescamente ammirevole, soprattutto in rete, dando vita a quel realismo onirico tanto caro ai soggetti sensibili

    TADS

    • Sulla galanteria senza precedenti che si vede da certe parti così come la melassa non c’è che dire, hai ragione appieno. Qualcosa l’ho notato anche io. Magari non si urla, il sesso, proprio perchè non lo si capisce. Ma di sicuro c’è una vergogna di fondo, un pudore primordiale che aiuto. Poi ci sta pure chi lo mette in bella mostra con uno know-how che ha dell’inverosimile.

      Credo di aver parlato di urla all’inizio perchè vivo in una zona dove la tragedia e le urla sono un atto dovuto in ogni caso.

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